A volte si è talmente convinti che per vedere la bellezza si debba prendere un aereo e andare lontano, che ci si sorprende doppiamente quando si trova il bello a pochi passi da casa. Recentemente ho approfondito la conoscenza della zona del Soave Classico che mi è piaciuta moltissimo e vorrei condividere con voi in questo post.
Perchè visitare Soave?
Se avete in programma un weekend di relax al Lago di Garda, se volete finalmente concedervi qualche giorno alla scoperta di Verona o un itinerario nella Vicenza palladiana, o se siete degli enoturisti in visita in Valpolicella: regalatevi un giro a Soave, non ve ne pentirete.
Soave è un bellissimo borgo di circa 7000 abitanti che sorge ad Est di Verona, lungo la strada che collega il capoluogo scaligero alla bella Vicenza. Famoso per il suo bel castello e l’atmosfera medievale che si respira all’interno delle mura, il paese è rinomato per la produzione dell’omonimo vino bianco. Tredici comuni circostanti fanno parte della denominazione di origine controllata DOC, ma solo le uve coltivate e raccolte nei comuni di Soave e Monteforte d’Alpone, rappresentano la “zona storica”, chiamata oggi “Soave Classico”.
Il percorso dei Dieci Capitelli nella zona del Soave Classico.
In una di queste domeniche di cielo sereno, ne ho approfittato per una passeggiata rigenerante con degli amici e ne siamo stati tutti entusiasti. Abbiamo scelto di provare il percorso “dei dieci capitelli”, una camminata di circa 8 km adatta a tutti, immersi nei vigneti del Soave e del Recioto. Lontani dal traffico, dallo smog e dal rumore, l’intero anello permette di raggiungere dieci capitelli e luoghi votivi, a testimoniare i sogni e le speranze della gente. Il punto di partenza è la Piazza Silvio Venturi di Monteforte d’Alpone: posteggiata l’auto nel grande parcheggio dietro la chiesa, sarete pronti a partire.
A parte qualche breve tratto in leggera salita, il percorso si svolge prevalentemente su strade facilmente percorribili a piedi e passa attraverso i vigneti delle varie aziende vitivinicole coinvolte nella produzione del Soave.
L’importanza della segnaletica
Oltre alla compagnia ed al paesaggio, una delle cose che ho apprezzato di più in questa passeggiata, riguarda la cura e la precisione delle indicazioni. Quante volte vi è capitato di intraprendere dei sentieri e dover ricorrere alle mappe online per capire su quale strada procedere? Lungo questo percorso invece non si può sbagliare. Puntualmente ad ogni bivio o possibile deviazione, un cartello ben tenuto vi indicherà la strada. Sono le piccole cose quelle che fanno la differenza ed è bello sapere che qualcuno ha pensato a noi.
“Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si ha mangiato bene.”
Lo vedrete con i vostri occhi: Monteforte d’Alpone e Soave sono terre di viticoltura. Trebbiano di Soave e Garganega sono i vitigni più coltivati nella zona che regalano vini apparentemente semplici, ma di classe e con potenzialità d’invecchiamento. Lasciando appassire i grappoli di Garganega nei fruttai per circa tre mesi, si può realizzare inoltre il Recioto di Soave, un vino dolce da fine pasto. Numerose le cantine dove poter fare delle degustazioni per conoscere più da vicino il Soave, questo grande vino italiano presente da diversi anni anche nelle tavole estere, soprattutto di Canada, Giappone e Russia.
Dulcis in fundo: una curiosità
I non-veneti me lo chiedono spesso: “Recioto” è un termine decisamente dialettale, ma cosa significa? Il Recioto di Soave, il Recioto di Gambellara o il Recioto della Valpolicella, hanno in comune il fatto di far appassire le uve, o meglio le cosiddette “recie”. Si tratta della parte alata del grappolo, quella più esposta al sole (e quindi più zuccherina) che ricorda, nel dialetto veneto, le orecchie.
Qualche curiosità sul percorso o sulle cantine della zona? Scrivetemi!