Tutte le persone al rientro da un viaggio in Giappone mi sono sempre sembrate felici ed entusiaste e non ne ho mai capito il motivo. Non mi sono mai particolarmente interessata all’Asia, non ho mai letto manga, non ho una gran cultura di anime e questo viaggio in Giappone non mi elettrizzava più di tanto. Ed oggi, a poco più di 48 ore dal mio rientro in patria, mi ritrovo a parlarne con gli occhi a cuoricino, carica ed entusiasta come forse non mi era mai successo. Tuttora incredibilmente incredula, mi rendo conto di essere felice ed entusiasta proprio come tutti gli altri amici e conoscenti tornati dal Giappone e forse anche di più. Probabilmente è la normale conseguenza di quando si parte senza aspettative, o forse questo Giappone è proprio tanta roba. Impossibile non stupirsi di fronte a così tanta gentilezza, pulizia, efficienza ed armonia.
Il Giappone è un paese che offre tantissimo, che riempie letteralmente gli occhi, la mente ed il cuore. Riempie così tanto che non vedevo l’ora di ritrovare un attimo di tranquillità per buttar giù qualche parola. Voglio poter ricordare le emozioni di questi giorni senza che nuovi ricordi cancellino i precedenti, voglio poterle render parte della persona che sarò d’ora in poi, dato che uno dei “must do” di ogni viaggio è il non tornare come si è partiti. E vi assicuro che oggi mi sento una persona diversa, nonostante al rientro in Italia sia tutto un po’ più complesso. E’ spontaneo essere gentili con le persone gentili, in ambienti in cui tutto si presenta e funziona alla perfezione. E’ meno facile (ma non impossibile!) essere gentili quando si rientra a Malpensa dopo un lungo viaggio e sentirsi come in una vecchia autorimessa abbandonata: sporca e sgangherata. Noi italiani facciamo della simpatia, della buona tavola e dell’essere latin-lovers i nostri punti forte, ma vi posso assicurare che non sono sufficienti quando ci si confronta con l’estero. Qui potrei aprire una lunga parentesi, ma preferisco concentrarmi sul Paese del Sol Levante e dirvi, o semplicemente confermarvi, che lì funziona…tutto diversamente, ma f u n z i o n a ! I treni (ed i mezzi pubblici in generale) spaccano veramente il secondo, le persone rispettano la fila così come tutte le regole per la buona convivenza, i cestini lungo le strade non esistono e le persone si portano eventuali immondizie a casa senza abbandonare in giro rifiuti, la pulizia raggiunge livelli quasi impossibili da immaginare ed il rispetto è alla base di tutto: cose e persone.
Il Giappone è paesaggi meravigliosi, luoghi che ricordano leggende, metropoli che sanno di futuro, persone che vorrei avere come amici pur non sapendo nulla di loro. Manga e ramen, ordine e pulizia. La gentilezza delle persone ha dell’incredibile e la si percepisce fin dal modo in cui ci porgono lo scontrino o da come ci parlano, pur non parlando la nostra stessa lingua e – spesso – nemmeno l’inglese. Si nota dalle piccole cose, quei dettagli che fanno la differenza. In Giappone non dicono “no”, ma si scusano, fanno l’inchino e spiegano come fare. Sono belle persone, eleganti nei modi e nell’aspetto. Le donne sono molto femminili e vestono in maniera raffinata, facendo attenzione che l’insieme di abiti, colori ed accessori sia armonico e nulla possa sembrare fuori luogo. Altrettanto vale per gli uomini, molto curati nell’aspetto e, nelle grandi città, nove su dieci girano in camicia bianca e pantalone nero. E’ incredibile quanta bellezza estetica ci sia in ogni cosa: nei templi, nelle abitazioni, negli oggetti. In Giappone tutto è sinonimo di essenzialità e bellezza e la mia lista delle belle cose da ricordare potrebbe continuare all’infinito. La magia dei giardini zen, i tessuti dei kimono, l’atmosfera dei ryokan (i tipici alberghi giapponesi nei quali si respira aria di storia e tradizione), gli inchini delle persone e le loro risate (rigorosamente con la mano davanti alla bocca), i calzini per le infradito, l’infinità di prodotti di bellezza, i simpatici wc, le macchine “a cubo”, il cinguettio degli uccellini come avviso negli attraversamenti pedonali, la pulizia quasi imbarazzante di ogni posto (bagni, metropolitane, mezzi pubblici), le stradine di Kanazawa e Takayama, l’incrocio di Shibuya a Tokyo, i templi di Kyoto, i tetti di paglia delle abitazioni a Shirikawago, la curiosità nell’osservare i loro atteggiamenti, la simpatia innata dei bambini, le kokeshi (bambole tradizionali), la bontà della Tempura, la scoperta del Sakè, il fascino delle geishe, la sensazione di sentirsi in un cartone animato, la profonda ammirazione per quelle persone che pur di farsi capire, imparano a memoria delle frasi in inglese e s’impegnano per ricordarle, scandendo bene ogni singola parola. Potrei continuare ma mi fermo, sicura che avrò modo di parlare di questo viaggio in numerosi altri post. Intanto mi godo la sensazione dell’aver fatto centro, realizzando che è stato un viaggio davvero unico perché sono rientrata da poco e sento che ho voglia di tornarci (presto). Nonostante il mondo sia così grande e da scoprire c’è ancora tanto, io voglio farmi un lunghissimo viaggio e tornare là. Arigato gozaimasu, Giappone!